Scoprire Maggie Smith, l’attrice che ha ammaliato (almeno) due generazioni

Da Downton Abbey a In viaggio con la zia fino alla saga di Harry Potter: l’attrice dalla lunghissima e brillante carriera è morta all’età di 89 anni. Non vale la pena ricordarla solo per un cappello da strega

Due generazioni di spettatori, ognuno con il suo indelebile ricordo. Almeno, la giovane attrice Maggie Smith (nata nel 1934 e da ieri nel paradiso degli attori) fu invitata nel 1962 da Laurence Olivier a far parte del National Theatre. Insieme avevano recitato un paio di volte “Otello”, lui anche con la famigerata blackface, oggi ritenuta indegna, lei era una perfetta Desdemona, una “rosa inglese” con il nasino all’insù.

Una generazione la ricorda per la battuta “What is a weekend?” nella serie “Downton Abbey”. Una battuta che non voleva essere comica. Solo esprimere lo stupore di una contessa madre convinta che il lavoro non si addicesse all’aristocrazia. Quindi il fine settimana dilettevole era insensato. Però nella serie è saltata una generazione, morta nel disastro del Titanic, anno 1912. Bisogna richiamare i lontani parenti a colmare il vuoto, gente che ha già cominciato a lavorare e a vestirsi senza l’aiuto del valletto. Con perdita di posti di lavoro.

Un’altra generazione ha avuto la fortuna di scoprirla al cinema, cominciando dalla Miss Brodie che nel 1969 vince un Oscar (zitella convinta di essere ancora nei migliori anni della sua vita, e ancor più fermamente convinta che le ragazze debbano essere intelligenti, non si sa mai cosa capita nella vita).

Quella generazione, dicevamo, ampia e cresciuta con il cinema, la ricorda per il ruolo in “California Suite” (la commedia di Neil Simon, portata sullo schermo da Herbert Ross). Maggie Smith deve andare a Los Angeles perché è tra le candidate all’Oscar (poi per questo ruolo lo vinse davvero). Si preoccupa per le borse sotto gli occhi – “sembro la pubblicità di un negozio di pelletteria”, dice al marito Michael Caine, che non sembra preoccuparsi troppo. Battibecco dopo battibecco, lei allude, con grande grazia, ai gusti sessuali del consorte: “Ti piace il cameriere, ho visto benissimo quando hai scritto il tuo numero di telefono sul burro”.

Poi c’è stato “In viaggio con la zia”, diretto dal divino George Cukor e tratto dal romanzo altrettanto divino di Graham Greene. Mr Pulling è il nipote ormai adulto, direttore di banca in pensione anticipata che al funerale della madre conosce zia Augusta, la pecora nera della famiglia che lo istruirà con un corso accelerato di divertimenti, non sempre ortodossi. La zia Augusta di Maggie Smith oscura ogni ricordo del romanzo: il ruolo è scritto per lei.

Altro spassoso film, “A Private Function”, scritto e diretto da Malcolm Mowbray: un villaggio dello Yorkshire in tempi di razionamento ingrassa di nascosto un porcello, per festeggiare il matrimonio di Elisabetta e Filippo, nel 1947. Vero, poi ha fatto Minerva McGranitt nella saga di Harry Potter. Ma non merita di essere ricordata solo per un cappello da strega.

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