Scusi lei, mi ama o no? Non lo so, ma ho altro per la testa

Non mi sono mai illusa, o forse sì. Questo tizio che non ha più tempo per me, ma che comunque, a quindi anni, spara ancora ai cuscini con fucili immaginari. La difficile esperienza di vederli crescere

Non mi sono mai illusa che la giovinezza durasse per sempre, però ci sono rimasta male quando è finita. Non mi sono mai illusa nemmeno che l’estate durasse per sempre, o la Grecia, o il mare, ma ci rimango male ogni volta che apro l’ombrello (in realtà io l’ombrello non ce l’ho mai quando piove, quindi diciamo che ci rimango male in generale). Ho sempre detto: sta per finire, prima o poi finirà, anche con un moto di scaramanzia. Se lo ripeto, se scoccio me stessa e gli altri con questa pre lamentela, non finirà. Invece finisce lo stesso, finisce sempre, e allora potevo risparmiarmi le lagne.

Comunque, non mi sono mai nemmeno illusa che i miei figli sarebbero stati sempre desiderosi di tempo con la madre (di qualità o di quantità? Non ho ancora imparato cosa sia il tempo di qualità, ma a questo punto serve) e infatti non lo sono più, almeno non in forme intellegibili. Però ecco, continuo a illudermi che se io scrivo in una chat di famiglia: stasera stiamo tutti insieme, e nessuno di loro risponde, il silenzio sia una specie di assenso con cuoricino. Però una cosa non avevo considerato, nel finire presto di tutto, nel ribaltarsi delle forze in gioco, nel desiderio di essere lasciata in pace per tre ore. Che a un certo punto, essere lasciata in pace per ventiquattr’ore non è così divertente, se mi trovo dall’altra parte a guardare come si scioglie una nuvola e vorrei raccontarlo a qualcuno che non ha tempo. Ma non ero io che non avevo mai tempo? Non ero io che dicevo: scusa non adesso, sto lavorando?

Ho scritto a mio figlio, che sta lavorando, una serie di cose, domande, considerazioni, storielle, scemenze, richieste di attenzione, dubbi, possibilità, semplici dichiarazioni d’amore. Volevo che mi mandasse una foto di un coltello da intaglio che si è appena comprato, volevo una risposta a mille domande sulla temperatura in montagna dove si trova, volevo sapere che cosa posso portargli, mutande calze magliette Pringles, volevo che mi dicesse: mamma sono contento che vieni a trovarmi, volevo tanto, volevo troppo, e alle mie rimostranze sul suo silenzio lui mi ha risposto: scusa ma ho altro per la testa.

Scusa ma ho altro per la testa. Ho avuto bisogno di farmi tradurre la risposta da sua sorella, che dopo alcune ore (aveva altro per la testa) ha detto: sai lui è molto indipendente ed è anche molto impegnato, si è sempre sentito il più piccolo quindi adesso è normale che tocchi a lui avere altro per la testa. Devi trattarlo da grande. Va bene, lo tratterò da grande di quindici anni che comunque spara ai cuscini con fucili immaginari.

Ero molto offesa, più o meno come sempre, ma poi ho pensato: si è sentito sempre il più piccolo perché in effetti era il più piccolo o perché io volevo che fosse piccolo per quell’idea che così il tempo non finiva mai? L’estate non finiva mai, la Grecia non finiva mai, la giovinezza finiva e non finiva, quindi comunque mai, il tempo di qualità e il tempo scadente non finivano mai e i film horror insieme non finivano mai. Non finivo mai neanche di dire: basta con questi fucili immaginari, basta con questi cuscini che volano, basta con queste patatine dappertutto (come se un maschio adulto non spargesse le patatine dappertutto e non sparasse con fucili immaginari: che ingenua oltre che diseducativa), e adesso mi trovo davanti questo tizio che ha finito il tempo per me. Ma forse è il tempo che non ha più tempo per me.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.

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