Mario Tozzi, le pale eoliche e il Duomo di Orvieto

No alle pale eoliche di fronte al Duomo di Orvieto. Lo chiedono, in un appello al presidente della Repubblica, cento vip e intellettuali. Tra i firmatari c’è la meglio intellighenzia di sinistra, nella quale spicca il geologo e divulgatore scientifico

No alle pale eoliche di fronte al Duomo di Orvieto. Lo chiedono, in un appello al presidente della Repubblica, cento vip e intellettuali – da Alice Rohrwacher a Marco Bellocchio, da Gabriele Salvatores a Paola Cortellesi – terrorizzati da un progetto della tedesca Rwe che, secondo loro, esemplifica la “privatizzazione dei profitti e la socializzazione dei danni”. Tra i firmatari c’è la meglio intellighenzia di sinistra (Carlo Ginzburg, Alessandro Barbero, Chiara Valerio e via discorrendo) ma anche un po’ di destra (Ernesto Galli della Loggia, Susanna Tamaro). Alcuni dei firmatari sono coerenti nella loro battaglia per mettere il paesaggio al di sopra di tutto: Salvatore Settis è il più autorevole. Altri suscitano una certa sorpresa.

Per esempio, Mario Tozzi – travolto da una ridicola polemica sul suo diritto di fregiarsi del titolo di “geologo”, per cui ha tutta la nostra solidarietà – mette sovente in guardia contro il rischio di una “sesta estinzione di massa” a causa del cambiamento climatico, rivolge l’infamante accusa di “negazionista” a chiunque dubiti della sua ricetta “100% rinnovabili” e, nel suo libro “Tecnobarocco”, spiega che per tagliare le emissioni dobbiamo ripudiare inutili orpelli tecnologici, tra cui la carta igienica, a favore di soluzioni più naturali: pulirsi con la “mano nuda”. Tozzi pensa insomma che il mondo sia sull’orlo della catastrofe ma sembra suggerire che, più importante dell’apocalisse climatica, sia la battaglia per impedire l’installazione di turbine eoliche che “sarebbero alte più di quattro volte il Duomo di Orvieto”.

E questo potrebbe apparire incoerente, se non addirittura ipocrita, visto che Tozzi tratta alla stregua di bifolchi ignoranti tutti quelli (specie se persone dal basso reddito e senza nomi altisonanti) si oppongono alle rinnovabili nel proprio territorio. Poiché Tozzi non è né ipocrita né incoerente, se ne deve necessariamente dedurre che sia favorevole all’unico strumento per abbattere le emissioni senza compromettere il paesaggio con pale colossali o distese di pannelli: l’energia nucleare. Purché le centrali siano più basse del Duomo.

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