La Bce taglia ancora i tassi ma avverte: “I dazi colpiranno la crescita”

Francoforte prosegue sulla strada dei tagli e riduce il costo del denaro di 25 punti base. È possibile che “la crescente incertezza riduca la fiducia tra famiglie e imprese”, dice l’Eurotower

“Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce”. Così fa sapere la Banca centrale europea dopo il vertice di oggi a Francoforte sul Meno. Si tratta del terzo taglio del 2025 e il settimo consecutivo da giugno, della stessa entità di quello deciso lo scorso 6 marzo, che aveva fatto calare il tasso di interesse sui depositi dal 2,75 al 2,50 per cento. Si arriva così oggi al 2,25 per cento, unito al 2,40 per cento e al 2,65 per cento degli altri due tassi di riferimento (sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale). I nuovi assi avranno effetto dal 23 aprile 2025.

Per quanto attesa dagli analisti, la scelta di Francoforte non era affatto scontata. Quello odierno è il primo meeting della Bce dopo l’annuncio dei dazi da parte dell’Amministrazione americana, il cui peso si farà certamente sentire sulle prossime mosse del board, anche se il mercato si aspetta almeno altri due tagli dei tassi entro la fine dell’anno.

“Sappiamo che quello dei dazi è un impatto che andrà a colpire la crescita mentre quello sull’inflazione si vedrà nel corso del tempo“, ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, durante la conferenza stampa successiva alla riunione del Consiglio direttivo, spiegando che in materia “ci sono visioni divergenti”. Nel dettaglio, “ci sono molte incertezze, nelle prossime settimane si prenderanno decisioni ma penso che l’impatto netto dei dazi sull’inflazione si vedrà con il passare del tempo“, ha aggiunto.

Questa ulteriore sforbiciata segnala un progressivo avvicinamento all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2 per cento a medio termine. “L’inflazione ha continuato a svilupparsi come previsto dagli esperti, con un calo sia dell’inflazione complessiva che di quella di fondo a marzo” si legge nella nota ufficiale, in cui si sottolinea che “la crescita salariale si sta moderando e i profitti stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione di una crescita salariale ancora elevata”. Inoltre, l’Eurotower ritiene probabile che “la crescente incertezza riduca la fiducia tra famiglie e imprese, e la risposta avversa e volatile del mercato alle tensioni commerciali avrà probabilmente un impatto più restrittivo sulle condizioni di finanziamento”. Secondo la Bce, prosegue il comunicato, l’economia dell’area dell’euro ha sviluppato una certa resilienza contro gli shock globali, anche se “le prospettive di crescita si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali”.

Sui criteri di scelta delle prossime mosse di politica monetaria, la Bce continuerà sul solco delle ultime riunioni, seguendo un approccio basato sui dati e sulle riunioni per determinare l’orientamento di politica monetaria appropriato”, senza vincolarsi necessariamente a un particolare percorso dei tassi.

Il peso dell’incertezza

L’outlook dell’economia risulta “oscurato da un livello eccezionale di incertezza e gli esportatori devono far fronte a nuovi ostacoli al commercio anche se l’entità di questi ostacoli non è ancora chiara“, ha spiegato Lagarde durante la conferenza stampa. “L’aumento dei problemi sul fronte del commercio globale va ad aggiungersi” agli altri elementi che spingono al ribasso le prospettive dell’Eurozona, “pesando sulle esportazioni, mentre il peggioramento del sentiment può portare a un irrigidimento delle condizioni finanziarie“, oltre ad “aumentare l’avversione al rischio e rendere imprese e famiglie meno propensi a investire e consumare”.

I rischi per la crescita economica, dunque, sono aumentati: “Anche le tensioni geopolitiche, come l’ingiustificata guerra della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono una delle principali fonti di incertezza”, ha spiegato Lagarde, sottolineando come “allo stesso tempo, un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture contribuirebbe alla crescita”. Tuttavia, ha aggiunto, l’economia dell’area euro, dovrebbe aver registrato una crescita nel primo trimestre: “Il settore manifatturiero si è stabilizzato mentre la disoccupazione è al livello più basso dalla nascita dell’euro”.

Nel complesso, “siamo in presenza di uno choc negativo sulla domanda. Alcuni dazi sono già in vigore e da una media di 3 per cento siamo passati al 13 per cento sulle merci”, ha detto Lagarde, ricordando in conferenza stampa come “sul tavolo abbiamo le possibili risposte della Commissione, come quella zero per zero” avanzata all’Amministrazione Trump.

Il punto di vista della Fed

Dall’altro lato dell’oceano, la banca centrale americana preferisce essere prudente. Di fronte clima di incertezza provocato dalle misure commerciali di Trump, la Federal Reserve è “ben posizionata da poter aspettare maggiore chiarezza”, prima di valutare azioni sulla politica monetaria e sui tassi. Lo ha detto il suo presidente, Jerome Powell durante un evento all’Economic Club di Chicago, preannunciando che probabilmente probabile i dazi potranno generare un aumento temporaneo dell’inflazione.

Il numero uno della Fed ha dunque praticamente escluso interventi imminenti da parte dell’istituto centrale e tagli dei tassi, sottolineando che le misure restrittive introdotte dal tycoon stanno avviando l’economia verso una crescita più debole, una maggiore disoccupazione e un’inflazione più rapida: “La Fed si trova ad affrontare una situazione che non si verificava da circa mezzo secolo”, e “potremmo trovarci nello scenario difficile in cui i nostri obiettivi a doppio mandato sono in discussione”.

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