Il Contebello Rai: Tg, vicedirezioni, sedi locali, il costo dell’Aventino Rai di Elly Schlein

Il Pd resta fuori della Rai, e gli uomini di Schlein dicono: “C’è Mediaset”. Conte sfida il Pd che mugugna. Conte e Fratoianni esultano, frana il mondo Rai che aveva riferimento nel Pd. La paura per I Tgr locali: “Ci stanno già oscurando”

Roma. La Rai ha uno nuovo cda, l’opposizione cerca un nuovo psicoanalista. Il Pd resta fuori. Non vota. Conte, Fratoianni e Bonelli, il trio insalata rossa, eleggono due consiglieri (Alessandro Di Majo e Roberto Natale), altri due li nominano Lega e FdI (Antonio Marano e Federica Frangi), il Mef indica Giampaolo Rossi (designato ad) e Simona Agnes. La sinistra si Raisfascia. Il Pd di Schlein: “Andremo a Mediaset”. L’altro Pd: “I Tgr locali ci stanno già oscurando”. Il solo che si diverte è Conte che torna Donald J. Peppi Conte. Mette i piedi sulla scrivania di Trump, si spruzza eau de Chigi e dice al Foglio: “E’ Schlein che ha scelto Renzi. Io non ho tradito. Il Pd lasci la Rai”. E’ capace di far credere a Cristo che l’hanno crocifisso quelli del Pd. La Rai è il suo ultimo gioco da tavolo: Scopa e Contebello.



Queste sono voci da Aventino, da deputato dem che sulla Rai non ha votato. Gianni Cuperlo: “Consiglio il libro di Federica Manzon, Alma. Stupendo”. Alessandro Alfieri: “Ho delle importanti missioni in Uzbekistan”. La Rai di sinistra da oggi ha un solo riferimento ed è Roberto Natale, il consigliere eletto quota opposizione, ma in accordo con il governo, un Gattopardo, ex segretario dell’Usigrai, un elenco di cariche da Rotary giornalistico, uno che neppure i dipendenti Rai vollero eleggere nel 2017, ma che elegge adesso la sinistra che deve difendere i dipendenti Rai. Natale se lo intesta Nicola Fratoianni, il Metternich con la falce e il martello, anche se l’idea è di Angelo Bonelli, che alla Camera si sgola: “Ma cos’è il Campo Largo? Non esiste”. Insieme, Fratoianni & Bonelli, Frabonelly, ricevono i giornalisti come Forlani e Moro. C’è oramai la fila. In Liguria, per le regionali, si presentano, amabilmente, tutti insieme, tutti, Schlein, Conte, Bonelli, anche Renzi, Calenda (che non hanno partecipato al voto Rai, per dare prove d’amore al Pd) e a guardarli viene voglia di prendere il fazzoletto, viene voglia, ascoltando Fabio Rampelli, il vicepresidente della Camera, felice per il fratello, d’Italia, Giampaolo Rossi, “Bussola” (“all’Università sbagliava strada”, sempre Rampelli) perché “con questi di sinistra possiamo tranquillamente governare 10 anni. Tranquillamente”. Solo Schlein può credere che Conte le possa aprire lo sportello dell’automobile e che lei lo possa sfidare: “Io non sono interessata alle poltrone Rai”. Non era una poltrona, quella da caporedattore del Tgr Emilia-Romagna, per Filippo Vendemmiati, che il Pd ha preteso, un anno fa, al punto da cedere, l’altra, quella del Tgr Lazio a FdI? Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, non ci dorme la notte. E i vicedirettori Rai in quota Pd, chi li ha scelti? Ora che il cda è stato nominato, la destra Rai confessa: “Eh, no, cara Schlein, i vicedirettori li hai negoziati attraverso il tuo portavoce, direttamente, con Rossi”. Non c’è dubbio, ora Schlein “non vuole poltrone”. La segretaria lo ha detto, mercoledì sera, di fronte a un’assemblea dei gruppi dem, muta (in collegamento da Bruxelles, Sandro Ruotolo) . C’ è stato un solo intervento, uno solo, per confermare: “Siamo d’accordo con la segretaria. Possiamo andare a cena”. Lorenzo Guerini non si è presentato. Dario Franceschini, Francesco Boccia, che garantivano, “la convinciamo a votare”, sono desaparecidos da 25 ore. Anche l’abate Marco Damilano e la badessa Lucia Annunziata erano perplessi sull’Aventino. E’ vero che si può andare a Mediaset, da Pier Silvio Berlusconi, e Bianca Berlinguer, ma gli italiani si informano ancora sulla Rai e i Tg più visti sono i Tgr regionali. Niente poltrone, va bene, ma sfidare Conte sull’integrità e un’operazione spericolata. In Rai anche il parcheggiatore abusivo, tanto più il Pd, ha una sua quota e servono secoli per dire “niente più poltrone”. E infatti, Conte la ribalta: “Se parliamo di poltrone dico al Pd: lasciate le vostre, i Tg”. Il suo scalpo è Mario Orfeo, T.D Lemon Novecento, il pianista Rai, il direttore del Tg3, quota Pd, che continuerà a suonare i tasti Rai anche quando questa azienda sarà smantellata come sul cargo di Alessandro Baricco. E non è niente. Quando Donald J.Peppi Conte arriva al ristorante della Camera, si lascia psicanalizzare dalla scuola junghiana di Augusto Minzolini (Il Giornale istituisca il Premio Minzolini) a cui non sembra vero fargli dire: “Presidente, ma se torna Trump, cambia lo scenario, e lei è l’interlocutore. Presidente, diciamo bene?” e lui, Conte, formidabile, come Craxi: “questo lo dite, voi, ma scrivetelo”. Il M5s non solo vota, ma srotola già la piantina Rai. L’ex direttore Giuseppe Carboni, ex direttore del Tg1 di Conte, si vede direttore di Rai News, ma, spiega un dipendente Rai, “è impossibile. Ha fatto causa al capo del personale, dunque alla fine ci va Senio Bonini”. Sono del Pd almeno sei vicedirettori, vice che assemblano palinsesti (perché dovrebbero essere riconfermati?) e c’è la direzione di Rai Fiction, di Mara Pia Ammirati, che direbbe Adolfo Urso, è “strategica”. Ci sono poi i format che Il Fatto quotidiano non vede l’ora di proporre e la Rai di comprargli. I voti per eleggere Agnes in Vigilanza mancano ancora e Conte ripete che “no, no”. La destra non ci crede perché in fin de conti non sarebbe tradimento. Per tradire bisogna appartenere e Conte appartiene solo a Conte.


Di più su questi argomenti:

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

Leave a comment

Your email address will not be published.