Così un deputato dell’Afd sfrutta i prigionieri politici di Lukashenka per coltivare cipolle in Bielorussia

Jörg Dornau, politico dell’ultradestra tedesca, avrebbe impiegato detenuti bielorussi per la sua azienda agricola, con paghe misere e condizioni di lavoro inadeguate. L’inchiesta del media indipendente Reform

“Dopo aver speso centinaia di miliardi di euro di tasse per immigrati clandestini ed eserciti stranieri, il buco senza fondo della Bundeswehr è di nuovo lì”. Dal suo profilo X cerca di polemizzare sui problemi economici delle forze armate tedesche, fa finta di niente Jörg Dornau, deputato regionale della Sassonia del partito di ultradestra Afd, e tenta di ignorare lo scandalo che nelle stesse ore lo travolge. Lo stesso giorno del tweet, il 24 settembre, il media indipendente (censurato in Bielorussia) Reform.news fa uscire la notizia che il politico tedesco ha siglato un accordo con il Centro per l’isolamento dei criminali (CIO) della città bielorussa di Lida, per fare lavorare i prigionieri politici del regime di Aljaksandr Lukashenka nella sua impresa di cipolle, pagandoli 5 euro al giorno.

Un’inchiesta del giornale tedesco Welt aveva già fatto luce sulle attività imprenditoriali del deputato, nascoste al Parlamento regionale nonostante gli obblighi di trasparenza, costringendolo al pagamento di una multa da quasi 21 mila euro nell’agosto scorso. Ora l’inchiesta di Reform.news peggiora il quadro.

La società, di nome OOO Zybulka-Bel, coltiva e raccoglie cipolle in un terreno di centinaia di ettari situati proprio nel distretto di Lida, al confine tra Polonia e Lituania. OOO Zybulka-Bel viene fondata nell’ottobre 2020, con il supporto del suo socio in affari Yuri Kunitsky, imprenditore attivo in Germania, da molti anni sostenitore dell’“apparato di propaganda russo e bielorusso”, sottolinea Welt.

I rapporti con la Bielorussia sono sin da subito fruttuosi. Il deputato appare spesso sui media locali, in uno dei quali Olga Naroychiki, vicepresidente del comitato del distretto di Lida, lo saluta come “il più grande specialista nel campo della coltivazione della cipolla in Germania”, lodando la sua intenzione di “produrre più di 10mila tonnellate di cipolle all’anno” entro il 2024.

Anche la stima di Dornau per il dittatore Aljaksandr Lukashenka è cosa nota. Nel 2021, in visita a Minsk parlava di “un’opportunità economica in un paese che si trova al centro della nuova Via della Seta, come una sorta di collegamento con l’Unione economica eurasiatica con oltre 180 milioni di abitanti”. Non a caso il comitato esecutivo distrettuale di Lida gli accorda l’uso di oltre 1.500 ettari con un costo tra i 4,7 e i 6 milioni di rubli. Ma per un progetto così ambizioso serve tanta forza lavoro, specialmente per rispettare gli accordi di fornitura siglati con Evroopt, fra le più grandi catene di negozi alimentari del paese. “Al momento stiamo reclutando operatori di macchine per svolgere il lavoro. Nel complesso, l’azienda prevede di impiegare fino a 50 persone, compresi i lavoratori stagionali” dichiara il socio Kunitski a un quotidiano bielorusso nel 2021.

La domanda di manovalanza, secondo l’inchiesta di Reform, sarebbe stata soddisfatta proprio impiegando i detenuti del CIO di Lida. Un centro dove i prigionieri politici subiscono trattamenti assimilabili a vere torture. Lo conferma quanto denunciato dalla Ong bielorussa “Centro per i diritti umani Viasna”, che pubblica le testimonianze dirette di chi c’è dentro: i materassi vengono consegnati alle guardie alle 6 del mattino, luce accesa fino alle 23, celle senza wc o lavandini, un solo secchio di plastica da svuotare ogni mattina in un bagno comune.

A lavoro non va troppo meglio: “Ci hanno portato in un magazzino, a febbraio, nel seminterrato. Avevamo mani e piedi congelati. La colazione era alle 7:00 del mattino. Abbiamo lavorato fino alle 18 di sera senza mangiare né bere”, al massimo qualche “gustosa” cipolla presa di nascosto, racconta il prigioniero politico Andrei, la fonte del quotidiano bielorusso che ha ricostruito la vicenda. Andrei ha confermato di aver visto Dornau: “L’ho visto! Un uomo alto e calvo. Una volta è venuto con la sua macchina con targa tedesca”.

Per il momento Dornau non ha voluto commentare la notizia. “Fino a quando non ci sarà una completa chiarificazione giuridica, vale la presunzione di innocenza”, ha detto invece a Politico Andreas Harlass, portavoce dell’AfD in Sassonia.

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